"Vorrei una tecnica… un metodo… conoscere il modo… per ottenere questo risultato".
Quante volte, come coach, ci siamo sentiti rivolgere questa richiesta? È comprensibile: viviamo in una tecnocrazia che ci ha forgiato all'idea che tutto sia controllabile e che esista una soluzione preconfezionata per ogni problema. Basta cercarla e trovarla.
Ma questa richiesta nasconde una duplice e insidiosa trappola mentale.
Prima trappola: esiste una tecnica per tutto, che vale per tutti
La convinzione che tutto si possa comprendere e controllare scomponendolo in parti più piccole (dal greco análysis, "scomposizione") è alla base del riduzionismo, un approccio che in occidente abbiamo estremizzato a tal punto da farne la base della nostra società tecnocratica. Questo approccio presuppone che, una volta capite le singole parti, sia sufficiente ricomporle per risolvere il problema.
Tuttavia, questa logica funziona solo per una parte limitata della realtà, sebbene questo nella nostra società possa suonare come poco ortodosso. Quando entriamo nel regno dei fenomeni complessi, infatti, questa semplificazione non regge più.
Entra in gioco la teoria dei sistemi, invece, che ci insegna che di fronte alla complessità non esiste il "libretto delle istruzioni". Ed è proprio per questo motivo che i libri dal titolo "Come risolvere i problemi della vita e vivere felici" non funzionano.
Cosa implica questo? Che quando siamo sufficientemente formati e abbiamo una maturità personale e professionale comprovata le soluzioni non vanno "trovate" (cioè non esistono da qualche parte e qualcuno ce le deve semplicemente dare), ma vanno costruite creativamente. Anche perché le soluzioni e le tecniche non funzionano allo stesso modo per tutti. Ma di questo parlerò più approfonditamente in un prossimo articolo.
Seconda trappola: il desiderio di una soluzione a costo zero
Il desiderio di una "tecnica", di una soluzione preconfezionata, riflette la speranza di poter cambiare senza sforzo, delegando alla tecnica il lavoro più impegnativo. È come voler scalare una montagna senza faticare, senza sudare, senza rischiare di inciampare. Razionalmente sappiamo bene che non è possibile, ma emotivamente il desiderio di evitare le difficoltà ci spinge in questa direzione.
E il paradosso è che più cerchiamo di evitare gli ostacoli, più questi diventano grandi e intimidatori nella nostra mente. L'evitamento alimenta la paura e l'insicurezza, creando un ciclo negativo che ci allontana sempre di più dai nostri obiettivi.
Questo desiderio, apparentemente innocuo e legittimo, si rivela spesso il principale ostacolo al cambiamento e alla realizzazione dei nostri obiettivi. È parente del desiderio atavico del nostro cervello di risparmiare energie, come se dovessimo sempre essere pronti a fuggire da una tigre dai denti a sciabola.
Il cambiamento richiede coraggio
Il cambiamento richiede, invece, coraggio. Richiede la volontà di uscire dalla propria zona di comfort, di affrontare le proprie paure e insicurezze, di mettersi in gioco. Non esiste una via facile per crescere e migliorare: dobbiamo essere disposti a passare attraverso le difficoltà, senza cercare di aggirarle.
È qui che entra in gioco il coaching trasformativo. Ciò che offre è un supporto strutturato per affrontare le sfide con consapevolezza e determinazione.
Il ruolo del coaching: da evitamento a confronto
Il coaching aiuta a trasformare il desiderio di evitare in volontà di affrontare. Come? Attraverso un processo di esplorazione e consapevolezza che permette di:
riconoscere i propri schemi di evitamento
identificare le convinzioni limitanti che alimentano la paura
sviluppare strategie per affrontare le sfide in modo costruttivo
costruire la fiducia nelle proprie capacità di superare gli ostacoli
Domande utili per il cambiamento
Nel coaching, utilizziamo domande per stimolare la riflessione e il cambiamento. Ecco alcuni esempi:
Cosa ti impedisce realmente di affrontare questa sfida?
Quali benefici otterrai superando questo ostacolo?
Affrontando ciò che ora eviti, come cambierà la situazione ?
Quale piccolo passo puoi fare oggi per iniziare ad affrontare questa difficoltà?
Queste domande non offrono soluzioni preconfezionate, ma invitano a esplorare nuove prospettive e possibilità.
Il caso di Marta: superare l'impasse della leadership contestata
Marta, una manager di 35 anni recentemente promossa in un'azienda di tecnologia in rapida crescita, ha iniziato un percorso di executive coaching per rendere più efficaci i suoi comportamenti di leadership. Il suo ostacolo principale era la difficoltà nel gestire Elisa, una collaboratrice di lunga data che non riconosceva la sua leadership, avendo lei stessa aspirato alla posizione di Marta.
Inizialmente, Marta cercava una "soluzione rapida" per risolvere il conflitto senza confronto diretto. "Devo capire quale tecnica mi potrebbe aiutare, forse non comunico bene. O forse dovrei semplicemente riorganizzare il team e assegnare Elisa a un altro progetto", richiesta che rivelava il suo desiderio di eludere il problema piuttosto che affrontarlo.
Gradualmente, Marta ha compreso che non solo non esistevano le "istruzioni per l'uso" per modificare la situazione, ma che non esistevano neanche le scorciatoie. Doveva affrontare la situazione direttamente per risolverla e affermare la sua leadership.
Il percorso di coaching ha aiutato Marta a:
riconoscere le sue paure e insicurezze: Marta ha ammesso di sentirsi un'impostora nel suo nuovo ruolo. "E se Elisa avesse ragione? Forse non merito davvero questa promozione" confessava durante le sessioni;
identificare le convinzioni limitanti sulla sua autorità: emergevano pensieri come "Un buon leader non dovrebbe mai avere conflitti nel team" e "Se fossi veramente capace, saprei gestire questa situazione senza aiuto";
sviluppare strategie di comunicazione assertiva: Marta ha imparato a esprimere le sue aspettative chiaramente, senza essere aggressiva o passiva;
costruire fiducia nelle proprie capacità: ha riconosciuto i suoi successi passati e le competenze che l'hanno portata alla promozione.
Gradualmente, Marta ha sviluppato un piano d'azione. Ha iniziato annotando quotidianamente i suoi successi, per contrastare il senso di inadeguatezza. Ha poi avuto brevi conversazioni con altri membri del team, raccogliendo feedback sul suo operato e guadagnando fiducia.
Infine, ha affrontato l'incontro con Elisa. Anziché evitare il conflitto, Marta ha apertamente riconosciuto l'esperienza di Elisa e la sua delusione per non aver ottenuto la promozione. Ha poi condiviso la sua visione rispetto al futuro del team e come vedeva il ruolo di Lisa in questo scenario.
"Non posso cambiare la decisione dell'azienda," ha detto Marta, "ma posso assicurarti che il tuo talento sarà valorizzato. Ho bisogno del tuo supporto per far crescere questo team."
Dopo alcune settimane di aggiustamento e ripetuti confronti, Elisa ha iniziato a collaborare più apertamente. Il team, vedendo Marta affrontare il conflitto con maturità, ha guadagnato rispetto per la sua leadership.
Marta ha imparato che affrontare gli ostacoli, per quanto scomodo possa essere, è l'unica via per un vero cambiamento.
Dal desiderio di evitare al coraggio di affrontare
Il desiderio di evitare le difficoltà è umano e comprensibile. Ma la vera crescita, personale e professionale, avviene quando troviamo il coraggio di affrontare ciò che ci spaventa.
Ciò che offre il coaching è un supporto prezioso per trasformare gli ostacoli in opportunità di crescita. Attraverso il coaching, impariamo non solo ad affrontare le sfide, ma ad abbracciarle come parte essenziale del nostro percorso di sviluppo.
Ricorda: ogni ostacolo che affrontiamo è un'opportunità per incrementare la nostra efficacia personale. E non è una parafrasi del vecchio detto "quello che non uccide... fortifica". La consapevolezza è ciò che distingue il semplice diventare resistenti dall'acquisire vera efficacia personale. In questo viaggio, il coaching è un nostro prezioso alleato.
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